Lettere al Direttore: “Palazzo Sacchetti, un progetto comune per riqualificare un tessuto urbano degradato”

Riceviamo e pubblichiamo

Cari lettori de lextra.news e cari cittadini,
sto avendo il privilegio di poter studiare la storia di Palazzo Sacchetti, in occasione della mia tesi di laurea in Architettura, e vorrei condividere con voi qualche notizia storica e magari qualche idea, per far sì che diventino uno spunto per riflettere su un tema così importante, totalmente trascurato dall’attuale amministrazione e da quelle passate. Sono fermamente convinta che l’opinione dei cittadini sia molto rilevante in un progetto di restauro affinché, tramite un intervento puntuale, si possano riqualificare non solo un edificio o un isolato ma anche il tessuto economico e sociale.

E’ necessario conoscere la sua storia per capire a fondo le potenzialità di un edificio collocato in un punto così strategico della città.  Via delle Torri durante il Medioevo era una via molto importante per la vita cittadina, tant’è che il Traversi la definisce una “bilancia urbana”, ossia una via con una grande capacità aggregativa dovuta al mercato (il cui nome ancora oggi rimane nella Piazza delle Erbe) e alla giostra del toro, un avvenimento che coinvolgeva tutta la città.

Con l’espansione della città verso Castro Nuovo questo asse ha perso importanza e la vita cittadina si è spostata in altre vie, lasciando oggi la via in condizioni di totale abbandono. L’edificio probabilmente già esisteva dal 1502, la proprietà era di Domenicangelo Pietro Mezzopane, ma non sappiamo che consistenza avesse l’edificio rispetto a quella odierna. In seguito, tramite un matrimonio, ne vennero in possesso i Ciglioni, nota famiglia tuscanese. Soltanto attorno al 1633 divenne proprietà della famiglia Sacchetti; l’edificio a quel tempo era più amplio di quello odierno: la parte che oggi vediamo alla sua sinistra e che percepiamo come un corpo autonomo faceva in realtà parte di un progetto unitario. L’ultima campata dell’edificio fu però probabilmente distrutta nella metà del Settecento quando cadde la torre di cui ancora oggi troviamo il basamento (all’interno dell’ex attività commerciale sulla sinistra).

In seguito gran parte dell’edificio fu venduto alla Curia mentre la famiglia Sacchetti conserva ancora oggi la proprietà dell’immobile a sinistra della facciata principale. Oggi gli unici inquilini dell’edificio sono i piccioni, che come si può notare anche dall’esterno, hanno preso possesso del palazzo e ne aggravano le condizioni igieniche, per non parlare della questione della sicurezza per i passanti: i vetri degli infissi infatti stanno ormai cadendo a pezzi.

Aver raccontato un po’ la storia dell’edificio dovrebbe far capire quali possano essere le opportunità: sicuramente il progetto di restauro, indipendentemente dall’uso che se ne faccia, deve creare un polo importante per la vita cittadina in grado di attirare turisti e investitori esterni all’amministrazione, magari utilizzando politiche che si basino sul marketing territoriale, coinvolgendo gli attori del territorio locale, con lo scopo quindi di riqualificare l’intero asse di via delle Torri. L’intenzione è quella di rivitalizzare la zona con attività commerciali, interconnettendo le attività culturali già presenti, recuperando così la tradizione Medievale.

Indipendentemente dalla funzione che si collocherà nell’edificio sarà comunque necessario, essendo un edificio pubblico, fare un progetto di adeguamento degli spazi, degli impianti oggi inesistenti ed obsoleti, si dovranno eliminare le barriere architettoniche e si dovrà adeguare sismicamente l’edificio. Spero via abbia fatto riflettere e pensare ad un progetto con un più amplio respiro per una Tarquinia più competitiva e più viva.

Celeste Andrea Angelucci