Luigi Daga, l’ultima battaglia

(s.t.) Che Luigi Daga stesse lottando, ormai da mesi, con una grave malattia lo sapevano quasi tutti, a Tarquinia. Eppure la notizia della sua morte ha colpito profondamente la Città e l’intera Provincia, dove Luigi era conosciutissimo.

Forse la tempra del personaggio, più e più volte abituato alle battaglie politiche e sociali, lo rendeva, agli occhi di molti, un osso duro anche per la malattia. Eppure, dopo più di un anno di interventi e cure, Tarquinia deve dire addio ad una delle figure politiche di maggior rilievo nel dopoguerra, spentasi nel pomeriggio di oggi, 16 dicembre, all’ospedale Fatebenefratelli di Roma.

Il più giovane sindaco della storia cittadina – questa fu la prima carica ricoperta – ha sino all’ultimo mantenuto vivo il suo impegno politico, iniziato da ragazzo nella sezione dell’allora PCI, di cui a Tarquinia è stato a lungo una delle più note figure di riferimento. Poi gli incarichi in Provincia – di cui è stato anche, negli anni, assessore con delega alla vicepresidenza – ed in Regione: proprio nel corso del mandato di assessore agli Enti locali, ai tempi della giunta Badaloni, rilasciò le dimissioni creando non poche polemiche e sancendo, in maniera che poi si rivelò pressoché definitiva, la sua separazione da quel centro sinistra che, allora PDS, ha poi seguito senza di lui la strada verso i Ds e l’attuale PD.

Nel frattempo, l’impegno sociale, come motore – al fianco dell’amico Filiberto Bellucci – dell’AVAD, associazione da sempre impegnata nell’aiuto di ragazzi disabili e di bambini e giovani dei paesi d’Europa e del Mondo in situazioni di difficoltà, dalle guerre alla povertà. Ed ancora l’interesse per la causa palestinese, sino alla visita, in clima di guerra, a Yasser Arafat.

Ci piace ricordare anche il suo ruolo pubblicistico, autore di numerosi libri e pubblicazioni, oltre che storico redattore su Tarquinia Città, giornale che negli ultimi anni era diventato un po’ il megafono delle sue battaglie politico-sociali. Su tutte, quella ambientalista – ultima, solo in ordine di tempo, quella per il no al carbone – quella in difesa della sanità regionale o quella per la legalità, denunciando le infiltrazioni mafiose nel territorio laziale e gli affari delle lobby partitiche.

Una penna, la sua, che l’aveva portato allo scontro diretto – anche a colpi di querele e carte bollate – con l’amministrazione comunale in carica, cui non aveva di recente risparmiato attacchi.

Oggi, però, è il tempo del cordoglio e del ricordo: numerosi giungono i messaggi di condoglianze da parte di protagonisti della vita politica della Tuscia. Numerosi, c’è da credere, saranno coloro che vorranno salutarlo in occasione dei funerali.