Marian (Arual): “L’IMU assoggetta ad imposta i terreni e non la personalità giuridica degli enti che li amministrano”

Riceviamo e pubblichiamo

Ho letto questa mattina su codesto foglio stampa online la nota a firma del Commissario dell’Università Agraria di Tarquinia dr. Venanzi Mario nella quale si diletta a fare delle riflessioni circa la nuova legge approvata dal Parlamento della Repubblica che ha per titolo: “Norme sui domini collettivi”, che temo possa generare in chi la legge da profano, ingiustificati allarmismi, soprattutto sulla questione dell’IMU dei terreni di demanio civico appartenenti alle Università Agrarie.

Va precisato, anche il per Dr. Venanzi, che l’IMU assoggetta ad imposta i terreni e non la personalità giuridica degli enti che li amministrano.

Se così non fosse, sarebbero soggetti al pagamento della detta imposta anche i Comuni che amministrazioni i detti bene quando in quei comuni manca l’Università Agraria. Sia chiaro l’Ente assume la personalità giuridica privata, cosa peraltro già prevista dalla L. 97/1994 art. 3. ma i terreni restano di natura pubblicistica tipica delle cose riconducibile a beni demaniali.

Proprio questa considerazione, è valsa a far modificare la normativa imposta dal Governo Monti, quando assoggettò i terreni del demanio civico al pagamento dell’imposta in argomento, che non si sarebbe dovuta pagare per i terreni dell’Università Agraria di Tarquinia, nemmeno in precedenza, indipendentemente dal fatto che i terreni stessi si fossero trovati in pianura o in montagna.

Prima che intervenisse il Governo Renzi ad esentare TOTALMENTE I TERRENI AGRICOLI dal pagamento dell’antipatica imposta, la normativa, comma 6 dell’art. 2 del Decreto Ministeriale 28/11/2014, per le terre gravate da uso civico (terreni a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile) riconosceva l’esenzione totale dall’IMU, mentre per i restanti terreni, ricadendo nei comuni con altitudine inferiore a 600 metri, l’imposta variava a seconda di quanto dettato dall’art. 2 del DM 28/11/2014.

La questione IMU sui terreni appartenenti al demanio civico non sussiste, indipendentemente dal fatto che l’ente li amministra sia soggetto pubblico e/o privato, dire diversamente o soltanto lanciare il sasso nello stagno ormai tranquillo di tale argomento è fare confusione, e, in un periodo come quello che sta vivendo l’Università Agraria di Tarquinia, soprattutto con i trascorsi relativi proprio all’IMU, significa fare ingiustificato allarmismo. Per chi lavora il Commissario?

Non è la prima volta che commissari inviati dalla Regione nelle Università Agrarie in sostituzione degli organi cessati, compiano atti e funzioni che non gli sono attribuite, data la natura temporanea della loro nomina.

I Commissari che modificano gli statuti degli enti, ad esempio, anche quando vi sia l’accordo di tutti i partiti (ricordo che l’ente è dei cittadini non dei partiti) hanno generato non poca confusione in quelle Università Agraria, dove sono giunti persino ad aggiustarsi le norme statutarie per attribuirsi indennità di funzione non dovute, nonostante che il decreto di nomina prevedesse l’assoluta gratuità di funzione, ad eccezione di un mero, documentato rimborso spese.

Sarà la nuova amministrazione dell’Agraria di Tarquinia che dovrà mettere mano allo statuto per farne uno nuovo totalmente diverso da quello finora adottato. Lo dovrà fare in pubblica assemblea perché la nuova legge, oltre all’autonomia statutaria (che già c’era nella vecchia normativa) ribadisce il principio di AUTONOMAZIONE in capo agli enti amministratori del demanio civico.

L’allarme che taluni lanciano per il personale dipendente, le modalità di concessione dei terreni, i criteri di gestione degli enti, per il sistema elettorale ecc. non fanno altro che alzare un polverone e fare confusione.

Il personale delle Università Agraria sarà trattato al pari di quello di un qualsiasi altro ente pubblico statale che è passato dal pubblico al privato, non ci saranno più i segretari degli enti conformati erroneamente alla figura del segretario comunale, si chiameranno direttori, gli schermi dei bilanci non saranno più quelli degli enti locali, peraltro impropriamente usati finora, i terreni si assegneranno ugualmente agli utenti dell’ente, con preferenza a quelli più giovani.

Ci sarà una gestione più snella rispetto a quella che finora abbiamo conosciuto.

Un’altra cosa non ci sarà più: i commissari regionali.

La nuova normativa che definisce la personalità giuridica privata, farà sì che il Consiglio di amministrazione eleggerà un nuovo presidente e, quando questi si dovesse dimettere, sarà il Consiglio a nominarne un altro. Non ci sarà nemmeno più il limite di due mandati per i presidenti e, posso assicurare che il nuovo ente non sarà nemmeno una “fondazione”o qualcosa di simile.

Per dirla con Papa Pio VII: “Non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo”.

Con la nuova legge l’ente ritorna pienamente nelle mani degli utenti, com’era una volta, prima che taluni presidenti più ambiziosi, si inventassero che alle Università Agraria si dovesse applicare la stessa legge che elegge i sindaci dei comuni.

Sono due cose diverse il sindaco è il capo dell’amministrazione comunale e rappresentante del Comune, il presidente dell’Università Agraria è il capo e rappresentante di quest’ultima e niente altro.

Si spera, nell’interesse generale della popolazione, che i due enti, sappiano usare bene le rispettive competenze e le possibilità offerte dalla norma costituzionale quando parla di sussidiarietà e possano collaborare, senza che l’uno prevariche sull’altro, come in passato tanti comuni hanno purtroppo fatto, altrimenti si ritorna a Pier Capponi: noi suoneremo le nostre campane.

Marcello Marian
Presidente Associazione Regionale Università Agrarie Lazio