Tarquinia, Assolidi: “Quer pasticciaccio brutto de via delle Carene…”

Riceviamo e pubblichiamo

No, non stiamo proponendo una versione in chiave locale del celebre romanzo di Carlo Emilio Gadda, ma ci è sembrato molto appropriato utilizzare, con tono ironico, l’incipit di quella opera letteraria per aprire l’esposizione sulla assurda quanto grave situazione che grava su quella parte del Lido, che comprende, oltre a via delle Carene anche parte di via delle Vele e via dei Vascelli.

La situazione assurda a cui ci riferiamo è data dagli allagamenti che regolarmente interessano quella parte dell’abitato del Lido ogni volta che il cielo riversa sul litorale pioggia in quantità maggiori del normale. Il fenomeno è determinato dal profilo altimetrico di quella zona, inferiore rispetto alle circostanti, la cui conformazione ha avuto origine in tempi molto remoti quando la linea di costa assunse la configurazione attuale; a tale proposito consigliamo la lettura del volume “Gli antichi porti di Tarquinia” scritto da Benvenuto Frau e pubblicato nel 1982 dal Gruppo Archeologico Romano.

Nel libro vengono esposti i risultati degli approfonditi studi e di indagini anche subacquee condotti da Frau e dai suoi collaboratori sul nostro litorale ed in particolare nella zona dell’attuale Molo Clementino e della foce del fiume Marta dove nella antichità erano ubicati due porti di notevole importanza. Tra i documenti di grande interesse analizzati da Frau e collaboratori nel corso delle loro ricerche, spicca una foto aerea scattata durante il secondo conflitto mondiale dalla RAF; la inquadratura comprende la fascia costiera tra le vasche delle saline e la foce del fiume Marta; all’epoca tutta la zona non era urbanizzata ad eccezione di pochi fabbricati, e per questo motivo la immagine consente l’analisi delle tracce sul terreno, determinate da preesistenze di costruzioni, ma anche delle caratteristiche del terreno e degli avvallamenti di un certo rilievo.

La zona di via delle Carene era, all’evidenza, occupata da una “maremma” cioè uno di quei piccoli specchi di acqua salmastra che, favoriti dal profilo altimetrico, venivano a formarsi dietro le dune della spiaggia sul litorale tirrenico compreso tra Civitavecchia e Cecina; la zona geografica che oggi, appunto, viene chiamata Maremma. Da rilevare che le “maremme” furono le prime “saline” della storia, infatti le acque salmastre evaporando nella stagione estiva formavano uno strato di sale… questa cosa non sfuggì all’attenzione dei nostri avi che, imitando la Natura, iniziarono a creare quei laghi artificiali che oggi chiamiamo “saline” e dal quale iniziarono a ricavare il sale indispensabile per una serie di utilizzi e così prezioso che i soldati delle legioni romane venivano pagati anche col sale, di qui il termine “salario”.

Fatta questa premessa ritorniamo alla nostra attualità; la zona della ex maremma di via delle Carene è ormai urbanizzata completamente e la sua conformazione a “conca”, non valutata al momento della lottizzazione, ha lasciato in “eredità” la grave questione degli allagamenti con tutti i rischi che comportano per le abitazioni e soprattutto per coloro che abitano in quella zona. Quali possono essere i rimedi ? Esclusa, ovviamente, la possibilità di procedere a lavori di innalzamento della quota altimetrica di quella porzione di abitato, per limitare i rischi di allagamento rimane il potenziamento di un efficiente sistema di caditoie utile per raccogliere le acque meteoriche e condottarle nella fognatura.

Il sistema di convogliamento delle piogge cadute sulle strade altimetricamente più elevate non sarebbe, comunque, del tutto sufficiente, perché rimarrebbe il problema dell’apporto , per così dire, eccezionale di viale dei Tritoni sul quale giungono le acque meteoriche raccolte dalle cunette dell’ultimo tratto della s.p. n° 44 “Porto Clementino”.

E’ incredibile come a generazioni di amministratori comunali sia sfuggita tale grottesca situazione; ci chiediamo come fu possibile che al momento della approvazione della lottizzazione di quella parte del Lido nessuno valutò gli effetti del “taglio” della canaletta… In quella fase si poteva imporre ai soggetti richiedenti la adozione di soluzioni che garantissero l’originario deflusso delle acque. Oggi ripristinare correttamente la idraulica della zona è impresa molto più complessa dato lo sviluppo urbanistico del Lido avvenuto negli anni,, ma è una questione che i nostri Amministratori devono affrontare e risolvere.

Nella attesa della soluzione dei problemi determinati dalla attuale araffazzonata idraulica stradale della s.p. 44, per depotenziare in tempi brevi la funzione di canale scolmatore che, di fatto, viene svolta dal viale dei Tritoni, la soluzione più rapida e tecnicamente più semplice può attuarsi con un adeguato incremento delle caditoie da realizzare in punti strategicamente efficaci, utili a trattenere i volumi di acque acque meteoriche che scorrono fino a viale dei Navigatori e, naturalmente, in parte, giungono nella zona delle vie delle Carene, delle Vele e dei Vascelli.

Le acque meteoriche provenienti dalla strada provinciale, dopo il loro passaggio lasciano sulla sede stradale un sottile strato di fango oltre a frammenti di materiali vari, soprattutto vegetali, raccolti durante il loro fluire. Fango e detriti, oltre a sporcare le strade, vanno ad intasare le caditoie al punto da comprometterne la funzionalità e, quindi, aumentare il rischio d’allagamento. Attualmente molte caditoie sono intasate e prive di funzionalità; Assolidi, sta procedendo ad un loro censimento utile a segnalare al competente Ufficio dove occorrono interventi di ripristino soprattutto in vista della stagione autunnale. Naturalmente per garantire la funzionalità del sistema di raccolta delle acque piovane non bastano interventi estemporanei ma occorre un puntuale programma di pulizia e manutenzione. viale dei Tritoni allagato

In attesa di auspicabili positivi sviluppi futuri, la zona intorno a via delle Carene, rimane a forte rischio allagamento ed è improcrastinabile un piano di salvaguardia immediato strutturato e tecnicamente valido che tuteli la sicurezza degli abitanti ed il decoro dei luoghi, iniziando da subito con la manutenzione straordinaria delle caditoie esistenti con la contemporanea verifica della piena funzionalità delle condotte fognarie a cui sono collegate.

Per il momento i residenti ed i proprietari degli immobili della zona, avendo avuto la poco piacevole esperienza di allagamenti nel corso dei quali la quota dell’acqua è salita fino a quasi 50 cm, si sono organizzati autonomamante con la installazione, nelleloro abitazioni, di barriere antiallagamento come una sorta di “mose” veneziano in versione cornetana anzi “graviscana” visto che il Lido di Tarquinia non è altro che la versione moderna della antica città di Gravisca.

Tanto per arricchire il già grande “Pasticciaccio”, la zona in questione, nelle giornate festive, prefestive e nel periodo estivo di maggiore afflusso turistico viene costantemente intasata dal parcheggio selvaggio di auto che determina difficoltà del traffico veicolare e grandi disagi ai residenti. Ma…. quest’anno non avrebbe dovuto essere istituito il divieto di sosta nelle prime due vie parallele al lungomare? Torneremo ancora sul “Pasticciaccio brutto de via delle Carene” ma anche su situazioni simili che riguardano altre zone del nostro Lido con la speranza di commentare la avvenuta attivazione del programma di manutenzione delle caditoie che scongiuri il prossimo rischio di allagamento.

Assolidi Tarquinia