Tarquinia, sulla viabilità arriva la replica di Ranucci: “Una Stella cadente: il presidente dei commercianti si dimetta!”

Riceviamo e pubblichiamo

“Il presidente dei commercianti si deve dimettere immediatamente”, dichiara il consigliere comunale Anselmo Ranucci, in risposta alle dichiarazioni di ieri del presidente di Divini Commercianti, Gino Stella, “per una serie di motivi che stanno portando l’associazione in una strada buia e senza futuro. Primo fra tutti perché è venuta meno la sua promessa di essere super partes e al di sopra della politica. Non c’è competizione elettorale dove non scenda in campo con familiari e parenti, vedi le ultime elezioni amministrative e vedi ora all’Università agraria con la candidatura di suo padre con il centro destra”.

“Si deve dimettere perché è tutto meno che un commerciante, non vive le problematiche del commercio e ripeto sta assecondando scelte politiche scellerate che stanno portando Tarquinia indietro di 30 anni. Il nostro centro storico non può vivere senza una rete commerciale viva, motivata dalla voglia di migliorare e essere all’avanguardia in un settore in continuo movimento, dove la concorrenza è spietata. Ebbene come pensa di risolvere i moltissimi problemi che stanno uccidendo i piccoli negozi del centro storico? Imponendo a questa classe politica la riapertura al traffico, di liberare una manciata di posti auto e inondare la parte più bella di Tarquinia di un fiume di macchine, di smog, di confusione, di populismo che sono l’anteprima della morte totale.

E qui si vede che Stella, ottimo nel pulire spiagge e dirigere bagnini, non è bravo a consigliare chi vive di commercio, lui che commerciante non è. Caro Stella, avresti dovuto sapere che questo provvedimento, che hai tanto perorato e di cui tanto ti vanti, ha reso felice solo una piccola parte della città, solamente quelli che credono che un fiume di macchine ininterrotto sia clienti, sia vita, sia ossigeno per un commercio che ha altri nemici da combattere. La città è di tutti, non solo di chi, come i commercianti del centro storico, la rendono più bella e più viva, ma anche di chi vuole passeggiare senza rischiare di essere investito, di chi ci vive tutti i giorni, di chi ha un modo di pensare che si scontra con questa arcaica e superata visione del commercio che più macchine vuol dire più clienti.

Adesso gli affezionati della foto facile per immortalare il corso vuoto saranno soddisfatti. Vedranno tanta confusione, rumore, ingorghi e l’inutile e affannosa ricerca di un posto libero e gratuito, girando e rigirando in lungo e in largo. Basta anche con l’alibi che mancano i parcheggi, ce ne accorgiamo solo in paio di occasioni all’anno, per il resto ce ne sono a sufficienza. Ciò che manca è la volontà di sconfiggere quel male endemico dell’auto a tutti i costi, del tentativo di entrare nel negozio con la propria macchina, di lasciare atrofizzare la nostra vita dalla comodità sempre e comunque.

In via Garibaldi, l’unica isola pedonale rimasta, chissà se avrà anch’essa le ore contate, ci sono attività commerciali che hanno triplicato il loro reddito. Lo hanno fatto perché invece di piagnucolare, hanno puntato sulla qualità, sulla professionalità, su tutto ciò di cui vive il commercio quello vero. Vado a comprare il pane o la frutta da chi mi offre il pane più buono o la frutta più gustosa, non da chi mi fa parcheggiare davanti al negozio gratuitamente.

Vedi, caro Stella, i parcheggi a pagamento, oltre ad un introito che serve per una infinita serie di opere di manutenzione su strade, giardini, parcheggi ecc ecc , serve proprio ad aiutare i negozi dando un servizio ai loro clienti. Con i parcheggi a pagamento un posto forse si trova sempre, così abbiamo trovato il garage per pochi furbetti, che avranno solo il fastidio di cambiare ogni tanto il disco orario. Oltre 70 per cento della città sta votando contro questa scelta. Vedrai sulla tua pelle e purtroppo sulla pelle di molti cari amici commercianti che questa decisione sarà disastrosa e controproducente. Hai riportato Tarquinia indietro di 40 anni, facendo un danno incalcolabile all’intera vita cittadina, dove a festeggiare sarà unicamente la nostra atavica insofferenza verso un modo di vivere la città, magari meno comodo, ma più bello, più coinvolgente, più naturale. Il grido di dolore di chi ha perso tutto questo è forte e angosciante e non potrà essere sopraffatto dalle poche, pochissime manifestazioni di giubilo di chi da oggi potrà godere di un inguardabile fiume di auto atto a ferire il volto più bello della nostra meravigliosa città”.