Università Agraria di Tarquinia, Sergio Stella sull’amministrazione: “Non c’è un solo atto mirato a risanare i conti”

(s.t.) “Per me questa è l’amministrazione più indifferente ai problemi dell’ente: non è che hanno fatto cose gravi, sia chiaro. È proprio che non hanno fatto niente”: in una conferenza stampa fiume il consigliere dell’Università Agraria di Tarquinia Sergio Stella spiega la sua posizione nei confronti dell’attuale maggioranza a via Garibaldi. Partendo da un punto chiaro: “Il problema finanziario, che è reale e che è stato ereditato, pur se sino al 2015 trovava copertura di bilancio, non richiede lamentele e non si risolve con i selfie né con le medaglie al petto per aver rinunciato ai compensi. Sinora non ho visto un solo atto che vada nella direzione di portare all’ente qualcosa di consistente: zero idee, zero programmazione. Non c’è un solo atto mirato al risanamento dei conti”.

Da qui parte Stella, da una serie di proposte che vanno in tal senso. Senza prima tralasciare il richiamo che anche il presidente della commissione bilancio della Regione Lazio, Righini, di Fratelli d’Italia, aveva mosso all’amministrazione, “prendendo atto della difficile situazione debitoria ma sottolineando come nulla fosse stato fatto per cercare di risanarla”.

Allora via a una serie di possibili soluzioni proposte dal consigliere Stella. “Partendo dalla gestione delle pinete e del pino mediterraneo, che è pregiatissimo per i suoi pinoli, con Grecia e Italia che coprono il 30% dell’intero fabbisogno europeo. Pare si stia ragionando sulla proposta di un’azienda che per la gestione delle pinete garantirebbe una cifra di 500 euro annuali per cinque anni. Ma basta farsi due conti per capire che, ai prezzi attuali, si ricavano circa 18.000 euro a ettaro! Peraltro con dei fondi comunitari accessibili per l’acquisto di macchinari, e con la possibilità di dare lavoro a parecchie persone, considerando che l’ente ha 30 ettari di pinete”.

Poi ancora la stazione di monta, “che nei momenti di punta garantiva introiti considerevoli, e ora è cancellata”, il campeggio “dove tutto è ormai in decadimento” e il relativo parcheggio “per cui c’è una vicenda giudiziaria in corso, ma per il quale all’ente entra una cifra troppo minore rispetto a quanto lo stesso possa rendere”.

E infine il centro aziendale della Roccaccia e la razza maremmana. “Una volta era il fiore all’occhiello dell’ente, ma visitandolo l’ho trovato in tutt’altre condizioni. Oltretutto, studiando le carte che ho richiesto, ho trovato un’incongruenza: dal rendiconto degli ultimi due anni praticamente risultano 14 fattrici, 74 vitelli e due vacche vecchie. Poi però il registro di stalla parla di 320 capi! Avevamo la certificazione della purezza di sangue ma si è scelto di incrociarla con altre razze, per avere una carne più pregiata. Ed è un peccato, perché quei capi consentivano di accedere a contributi europei, che si perderebbero perdendo la purezza. Perché, allora, non separare i due allevamenti – da una parte la maremmana, dall’altra una razza più pregiata – sfruttando gli spazi che ci sono? Si potrebbe anche pensare a un punto, magari i locali dell’ex Giove a via Garibaldi, per la vendita al dettaglio della carne bio. Sarebbe un’iniziativa a costo quasi zero che porterebbe soldi e immagine”.

Le critiche all’attuale gestione, da parte di Stella, non mancano. Dalla contrarietà alle liti con il personale “che va valorizzato, magari richiamato, ma da qui a chiudere un servizio e affidarlo a non so chi senza avere più un dato economico finanziario da due mesi ne passa…”, alla scelta di proseguire con Marcello Marian, “sicuramente uno del massimi esperti di demani collettivi in regione, ma ora che è finita la fase della instaurazione della trasformazione dell’ente da simil ente pubblico a ente privato non vedo perché proseguire a pagare un esterno”.

“Costituiamo piuttosto una commissione permanente di tre mesi – rilancia Stella – con tutti i capigruppo e aperta alle componenti del tessuto sociale tarquiniese, d ai commercianti alle realtà come la Cna sino agli stabilimenti balneari, facendo qualcosa che veramente coinvolga tutta la popolazione e che vada al di là del piccolo appezzamento. In tre o quattro mesi avremmo un nuovo statuto e potremmo andare al voto con la nuova legge 168. E al posto di Marian prendiamo una persona che sappia lavorare per accedere a fondi e contributi di vario tipo, in primis quelli europei, per risollevare l’ente. E poi mi chiedo: si parla della possibile assunzione di nuovo personale, come si pagherebbero queste figure? Con che capitoli di bilancio?”.

Insomma, la contrapposizione con Borzacchi e la giunta sembra evidente. “Eppure un’elezione con un solo candidato era una grande occasione per riformare l’ente – le parole di Stella – e invece sin dal primo giorno non c’è stato dialogo, e si è volita creare un’opposizione interna. Il tutto, come detto, senza fare nulla per migliorare la condizione di questo ente, salvo vantarsi. Di cosa poi? Di una rateizzazione delle cartelle per la quale hanno litigato con il responsabile che l’aveva fatta! Arrivano a vantarsi di un atto su cui non erano d’accordo”.

“Sacripanti assessore – l’ultima riflessione di Stella – è  il motivo per cui sono uscito da Fratelli d’Italia. A lui l’ho detto con chiarezza: come amministratore delle precedenti giunte è stato messo in mora da questi signori. Oltretutto, dopo aver modificato lo statuto per nominarlo assessore, hanno volutamente ignorato la regola delle quote rosa: continuo a ritenere la sua nomina non opportuna. Poi ognuno libero è padrone di comportarsi secondo propria coscienza. Ma se devo passare da portatore di strappi a me non va: allora ho scelto di lasciare la sezione locale di FdI, mantenendo comunque la tessere del partito a livello nazionale”.