Come annunciato, il consiglio straordinario nemmeno inizia: maggioranza assente, Bergonzini annuncia una seconda convocazione

Come anticipato dai rumors della vigilia, il consiglio comunale straordinario convocato per ieri sera, 7 maggio, a Tarquinia, per discutere della vicenda della foto con fascia tricolore e saluto romano scattata nella stanza del vicesindaco, non è nemmeno cominciato.

Nessun componente la maggioranza – ad eccezione del presidente del consiglio Arrigo Bergonzini – era, infatti, presente in aula né al primo, né al secondo appello. Si sono solo affacciati per qualche istante, nel corso dell’attesa tra le due chiamate, i consiglieri Maurizio Perinu e Marica Cerasa, senza che siano però nemmeno entrati in aula. Presenti tutti i consiglieri di minoranza. Applausi polemici da parte del pubblico, abbastanza folto, in sala e qualche grido di disapprovazione.

Una situazione quasi surreale, quella creatasi in aula consigliare: a memoria di molti il primo caso in città di consiglio comunale che nemmeno inizia per mancanza del numero legale e per la totale assenza delle forza di maggioranza, salvo appunto un presidente del consiglio rimasto solo a gestire la prassi regolamentare.

“Non essendo stato raggiunto numero minimo per considerare valida la seduta, – ha spiegato alle 20 e 40 circa, dopo la prima chiamata andata deserta – non può esser dato corso ai lavori del consiglio comunale. Riprogrammo l’appello un’ora dopo la convocazione originaria, anche per garanzia dell’opposizione, perché solo così l’argomento potrà essere portato in seconda convocazione”.  Che sarebbe valida, a questo punto, pur con la presenza di solo un quinto dei consiglieri.

Quindi tutti fermi per quasi un’ora in attesa, non già dell’arrivo di qualcuno – la situazione era a tutti chiara da tempo – ma delle 21 e 30. “Non avessi aspettato il tempo massimo – ha chiarito Bergonzini prima di sciogliere la seduta – ci sarebbero potute essere difficoltà interpretative sul punto”. Così invece l’argomento dovrà essere ridiscusso. Resta da capire se, di nuovo, in una seduta a sé stante o se assorbito da altre convocazioni. Cosa che l’opposizione teme, immaginando possa essere programmato all’ultimo punto all’ordine del giorno e di nuovo disertato dalla maggioranza: per questo hanno chiesto, senza successo, al presidente di impegnarsi ad inserirlo tra i primi punti all’ordine del giorno.

Questi ad altri aspetti sono stati chiariti dall’opposizione, congiuntamente, in una conferenza stampa “improvvisata” a fine seduta: i sei consiglieri hanno già annunciato di volersi rivolgere al Prefetto per spiegare quanto accaduto e cercare di evitare una nuova diserzione di fronte alla discussione.