#extraconfine – Vincenzo, a Sydney dirige una student agency e una radio: “Qua da sei anni, ma mi sento sempre italiano”

#extraconfine è una nuova rubrica de lextra.news che cerca, spera, sogna di raccontare le storie di un po’ di italiani sparsi per il mondo: partendo – come è partita l’avventura giornalistica del sito – da Tarquinia ed andando a caccia di belle realtà da condividere. Con una regola: ad ogni protagonista il compito di indicare – come in una catena – il nome di un’altra persona #extraconfine, di un’altra storia che meriti di essere raccontata.

Qui il link per l’archivio delle storie

“Mi sento sempre italiano: la mia formazione culturale è avvenuta in Italia, e anche se sono molto affascinato dalle altre culture rimango legato alle tradizioni della mia terra, che non esito mai a trasmettere ad amici e conoscenti”: a parlare è Vincenzo Marroni, 35 anni, nato a Civitavecchia, cresciuto nella Tuscia e trasferitosi ormai sei anni fa a Sydney, in Australia.

“Sono titolare di una “student agency” chiamata Lets Go Planet – ci spiega Vincenzo – e Director di Revolution Radio, una web radio per expat con sede sempre a Sydney all’interno della quale conduco anche il mio programma The DownUnder”.

Un cammino giunto dall’altra parte del globo passando per la passione per il lavoro da animatore. “Nel 2013, al termine della mia ultima stagione in villaggio come animatore turistico, – racconta – mi balenò alla mente l’idea dell’Australia, sostenuta dalla possibilità, tramite alcuni parenti, di poter avviare un progetto imprenditoriale in Australia. Sono partito in avanscoperta per delle ricerche di mercato iniziali e super eccitato da questa avventura, ma poi il progetto non ha più preso più piede per via del timore di investire in Australia da parte di chi doveva sostenerlo. Alla fine, archiviata la delusione non mi sono perso d’animo e ho deciso comunque di rimanere in Australia per fare la mia esperienza: e dopo 6 anni eccomi ancora qua”.

Anche se all’inizio questa rivoluzione non è stata indolore – “l’ostacolo più difficile? La mancanza delle persone care e, per la prima volta, lasciare la comfort zone sia mentale che fisica” – o priva di pensieri. “Ero molto dubbioso nel fare un salto così grande, – ricorda – anche perché per me il villaggio turistico era il mondo perfetto. Ero però conscio che non avrei potuto fare l’animatore a vita e dunque nacque l’idea di questa esperienza all’estero, in primis per migliorare l’inglese e poi perché volevo comunque esplorare altri lidi e nuove culture. Si sono unite poi alcune situazioni che hanno spinto la partenza ed eccomi qua. Una esperienza che comunque consiglio a tutti di fare”.

Il legame con l’Italia, però, resta ed è forte. “Sì, penso spesso all’idea di riavvicinarmi: ho molte idee e non escludo nel medio periodo di tornare in Italia. Anche perché essendo diventato papà da poco ritengo importante la vicinanza dei nonni per mio figlio. Ma sono molto propenso anche a ragionare per altri posti al momento anziché l’Italia, anche perché mi mancano ancora molti angoli del mondo da vedere e da vivere!”.

“E poi mi manca la vita sociale all’italiana! – continua sorridendo – Qua i ristoranti chiudono alle 9 e 30 e come vita sociale e notturna c’è ben poco, anche se ora con un figlio le mie serate si sono leggermente ridotte lo stesso!”.

A proposito di ristoranti: c’è un piatto italiano che proprio ti manca? “Qui a Sydney, in realtà, si trova quasi tutto: probabilmente mi manca un caffè espresso decente e il tartufo. Ma, per quanto riguarda il primo, i migliori caffè che ho assaggiato a Sidney sono quelli presi da Giacomo, presso Mr Gelato a Freshwater, e da Matteo da Parisi, dentro al Queen Victoria Building”.

Hai mai subito razzismo in questi sei anni di esperienza all’estero? “No. – risponde senza dubbi – L’Australia su molti aspetti può sembrare leggermente intollerante – e qui andrebbe fatta una analisi molto dettagliata e accurata – ma in linea di massima questo paese credo sia il più multietnico al mondo. Un esempio lampante di come l’immigrato diventi risorsa”.

C’è una caratteristica italiana, qualcosa del carattere “assorbita” crescendo in Italia, che ti sei reso conto sia stata importante nell’esperienza di vita che hai vissuto e stai vivendo all’estero?

“La cura dei rapporti sociali con amici e persone vicine: – spiega Vincenzo – senza quelle sarebbe molto più dura la vita all’estero, perché essendo l’Australia crocevia di persone da tutto il mondo non è semplice “mantenere” rapporti ed amicizie. Gli Australiani sono ospitali, ma non hanno lo stesso concept di amicizia che abbiamo noi. Qua siamo un gruppo ormai di una ventina di persone e ci vediamo settimanalmente o per le ricorrenze e spesso facciamo anche le vacanze tutti insieme. Non è facile mantenere tutto unito ma è un sacrificio che sicuramente porta grandi soddisfazioni. E poi il sapersi adattare alle situazioni: siamo molto poliedrici noi italiani e l’arte di adattarsi direi che mi ha aiutato molte volte”.

Guardandola da fuori – e al netto di affetto e nostalgia – cosa cambieresti dell’Italia? “La mentalità dell’italiano medio in generale in primis: finché l’interesse del singolo sarà sempre posto sopra l’interesse della collettività non vedo prospettive rosee future. Le politiche sono tutte incentrate al mantenimento di uno status quo politico e sociale inerte e non sono protese al futuro, alla ricerca, al desiderio di incentivare la popolazione giovane attiva a diventare attrice della vita del paese e non inerme spettatrice. Questi sono quelli che d’impulso mi viene da elencare, ma ci sono molti altri paradossi dei quali l’Italia è vittima e carnefice: una fucina di talenti immensi che però devono espatriare per uno stipendio dignitoso e per una vita serena. Sperperi, inefficienza infrastrutturale, burocrazia lenta, collegamenti interni pietosi, natalità in declino e mafia fanno poi da contorno a tutto ciò. Non vorrei essere troppo duro con l’Italia che pur sempre rimane casa ed il posto più bello del mondo, ma c’è da rimboccarsi le maniche  perché la strada è ancora molto lunga”.

#extraconfine
Nome: Vincenzo
Età: 35
Dove vive: Sydney (Australia)
Professione: titolare di una “student agency” e direttore di Revolution Radio
Distanza da casa: 16.380 km