Saline, quella adottata non può essere una soluzione: cosa ci aspetta in vista della bella stagione?

di Stefano Tienforti

Quello della foce di ponente delle Saline di Tarquinia – e della relativa spiaggia, ad oggi tecnicamente irraggiungibile se non da San Giorgio – rischia di diventare un pasticciaccio brutto per l’amministrazione comunale, che in vista della calda stagione si trova a dover celermente trovare una soluzione ben migliore rispetto a quella attualmente approntata.

Dopo le segnalazioni di Alessio Gambetti e del gruppo Tarquinia nel Cuore, che da mesi evidenziano le condizioni via via più critiche della struttura ed i rischi per l’incolumità di chi vi transita, il rimedio posto in essere dal sindaco Mencarini è stato emettere, il 20 dicembre scorso, un’ordinanza di interdizione per l’area. Nella pratica, sono apparsi presso il molo dei pali di legno – a cui, nei giorni scorsi, sono state aggiunti dei cordoni – per creare una barriera, con alcuni cartelli che informano sull’esistenza dell’ordinanza.

Una soluzione? No di certo. Per almeno due motivi. Il primo è evidente a seguito del sopralluogo effettuato ieri mattina, documentato dalle foto nella galleria a fondo articolo. I due cartelli che abbiamo potuto trovare sono, infatti, scarsamente visibili, non riportano in maniera evidente segnali di divieto e richiami per l’attenzione ed uno è perfino quasi del tutto staccato e non leggibile. Non solo: a quanto abbiamo potuto verificare, quei cartelli sono (poco) visibili solo se si giunge dalla strada che porta all’interno dell’oasi (per intenderci, dalla sbarra poco oltre il ponticello delle Saline): per cui nessuna indicazione dell’ordinanza è data a chi giunge via spiaggia dal Porticciolo – non sono pochi i camminatori durante la giornata – men che meno per chi giunge da San Giorgio, lato su cui non è presente nemmeno la palizzata, come se il pericolo per l’incolumità fosse solo per chi sale da nord.

L’altro motivo per cui quella approntata tutto appare meno una vera soluzione è più complesso, e riguarda in maniera diretta la fruibilità, così negata, della spiaggia forse più amata dai tarquiniesi, con decine di persone che anche in inverno, giornalmente, vi passeggiano e centinaia che, in estate, la raggiungono per una giornata al mare.

Cosa accadrà, infatti, tra qualche mese, con l’arrivo della bella stagione? Ai passanti, di fatto, sarà vietato l’accesso alla spiaggia delle Saline, ma la responsabilità del controllo e delle eventuali sanzioni sarà in capo alle Forze di polizia – dalla locale alla Forestale, passando per la Guardia Costiera e via dicendo -, di fatto delegate dall’amministrazione, con l’ordinanza, a farsi capo del problema. Sorvolando sul danno di immagine

Ma c’è di più: come fatto notare nei giorni scorsi dal Corriere di Viterbo, la deliberazione della Regione Lazio n. 485 del 04/08/2016 prevede, all’articolo 13 comma 1, riguardante i varchi di accesso all’arenile, che “i comuni prevedono di norma varchi di accesso all’arenile nella misura di uno ogni 300 mt di costa. Laddove nel raggio di 300 mt non siano presenti spiagge libere o spiagge libere con servizi che possano assolvere alla suddetta funzione è obbligatoria la realizzazione di un varco, anche nelle more dell’approvazione del PUA comunale”. Non solo: il comma 4 stabilisce che “I comuni regolamentano le modalità per assicurare, nel rispetto delle norme di sicurezza e di tutela ambientale, il libero accesso e transito degli arenili anche al di fuori della stagione balneare”

Scartabellando tra la normativa che regola la vita dell’Oasi delle Saline – dal decreto di costituzione della stessa, che consente l’accesso solo per motivi di studio o compiti di amministrazione e vigilanza, alle più recenti misure di conservazione del SIC, che vietano interventi che prevedano la frammentazione o alterazione, anche temporanea, della superficie degli habitat – appare impossibile prevedere un accesso alternativo all’interno dell’oasi stessa.

L’unica opzione, quindi, è quella di realizzare in qualche modo una struttura che consenta il passaggio: visto che, anche per motivi legati alle elezioni regionali ed al periodo di transizione della Regione Lazio, rimane difficile ipotizzare, nonostante gli impegni dichiarati, un intervento sulla struttura della foce – su cui, comunque, va trovata una soluzione in tempi non troppo lunghi, vista la condizione a serio rischio del sito – viene da pensare ad un ponte, magari provvisorio, tra una sponda e l’altra del fosso circondario.

Una decisione, comunque, andrà presa in tempi brevissimi, perché la bella stagione è alle porte ed il problema è tutt’altro che banale: togliere la fruibilità di 3 km di spiaggia libera potrebbe avere pesanti ripercussioni dal punto di vista amministrativo ma anche pratico e dell’immagine del litorale tarquiniese.