
Riceviamo da Alberto Tosoni e Renato Bacciardi, consiglieri comunali di Tarquinia, e pubblichiamo

In un Consiglio comunale che ha visto una parte dell’opposizione votare contro le tariffe Tari, arriva l’ennesima doccia fredda per cittadini e imprese: la tassa sui rifiuti 2025, nonostante proclami e promesse, non scenderà affatto. Anzi, l’importo resterà praticamente invariato rispetto all’anno scorso, con buona pace di chi aveva sperato che l’impegno collettivo nel differenziare, segnalare e partecipare attivamente al miglioramento della città potesse tradursi in un risparmio concreto in bolletta.
Una delusione che sa di beffa, soprattutto alla luce di una narrazione che da mesi racconta di un servizio in “miglioramento”. Ma i dati parlano chiaro: dal 2023 il costo del servizio di igiene urbana è cresciuto del 12%, pari a circa 430 mila euro in più. Un incremento che non si riflette però nella qualità del servizio, anzi. Il decoro urbano è sofferente, la manutenzione delle aree verdi è spesso dell’ultima ora, la pulizia delle strade salta agli occhi per la sua inefficienza, e la programmazione sembra una chimera nonostante il lavoro incessante degli operatori ecologici a cui facciamo i complimenti per l impegno.
Il risultato? A Tarquinia, nel giro di due anni, una famiglia di tre persone che vive in un’abitazione di 70 mq ha visto la sua Tari passare da 273 a più di 300 euro. E va pure bene, se si pensa alle attività economiche – quelle che danno lavoro e tengono vivo il tessuto cittadino – costrette a pagare di più per un servizio che spesso non risponde alle esigenze minime.
“Tarquinia merita di più” non è uno slogan da campagna elettorale, è un grido che arriva dai cittadini, dai commercianti, dai professionisti, da chi ogni giorno tiene in piedi la città con dignità e sacrificio. Ma a fronte di questo, l’Amministrazione risponde con giustificazioni ridondanti, che puntano ancora il dito sulla “pesante eredità del passato”, ma non riescono a rendere conto di risultati concreti.
Aumentano i costi, calano le prestazioni. La Tari diventa il simbolo di una gestione stanca, che sembra rassegnata all’ordinario e incapace di alzare lo sguardo su una visione più alta e rispettosa della Tarquinia che vorremmo: pulita, curata, viva. I cittadini, intanto, pagano. E aspettano.
