Tarquinia, ricostruita in 3D da Marco Mellace l’Ara della Regina

Riceviamo da Marco Di Marzio e pubblichiamo

Soffermata nell’ultimo periodo l’attenzione sul passato di Ladispoli, città alla quale è profondamente legato, è ripreso ora il tour delle ricostruzioni 3D operato da Marco Mellace, nella vita professore di sostegno all’Iss Luca Paciolo di Bracciano.

Infatti, dopo aver riprodotto la Chiesa di San Cataldo (Palermo), alcune parti di Delfi e del centro urbano di Roma antica, i Nuraghi su Nuraxi, l’anfiteatro di El Jam (Thysdrus), Siracusa, Micene, Atene con il Partenone e l’acropoli, la piana di Giza, Babilonia, Olimpia, il tempio di Artemide (Efeso), Çatalhöyük, Akragas (Agrigento) e la Valle dei Templi, la Ziggurat di Ur, Ercolano e Cerveteri, colui meglio conosciuto in tutto il mondo con il soprannome di “Flipped Prof” ha voluto porre il suo sguardo su un altro sito considerato “patrimonio dell’umanità dell’UNESCO” quello dell’antica Tarquinia etrusca.

Anteprima di presentazione l’Ara della Regina, uno dei ritrovamenti archeologici più importanti del luogo, che il ricostruttore 3D ha voluto presentarla in una veste considerata da molti esperti del settore vicinissima a come doveva apparire realmente un tempo.

“La divinità alla quale era destinato il culto all’interno del tempio rimane ancora ignota – afferma Marco Mellace, contattato telefonicamente –, ma da studi recenti si ipotizza l’identificazione della divinità in quella che in odierno viene chiamata Diana. Oggi è ben visibile il basamento e quello che si ipotizza fosse l’accesso alla cella interna il quale è costruito con blocchi di nenfro, una roccia piroclastica tipica della regione.”

Grazie alle opere di restauro e di scavi svoltesi nel 1938 è possibile ammirare in tutto il suo splendore questa magnifica opera edilizia datata intorno al IV secolo a.C. Il basamento, che purtroppo è l’unico resto rimasto, è in macco, una pietra calcarea diffusa in Etruria.

“La mia ricostruzione 3D – spiega il professore – propone la struttura con il volto assunto dopo la sua prima fase costruttiva. Fondamentale per il raggiungimento di questo risultato è stato il supporto dato dall’amico e archeologo Francesco Galluccio, visibile in particolare nell’aspetto delle lastre decorative riguardanti i Cavalli alati e la biga collocati sul frontone. L’Ara della Regina costituiva l’edificio sacro più importante dell’antica Tarquinia, ma non il solo, poiché nella zona sono da annoverare altre due aree sacre molto importanti.”

I Cavalli alati, un’opera di laboriosa manifattura di arte etrusca, costituiscono il più importante rinvenimento avvenuto in questo sito. Questa lastra, emersa come detto nel 1938 durante i restauri condotti dall’archeologo Pietro Romanelli, rappresenta due equini alati e venne ritrovata interamente frammentata. Per la ricostruzione è stato necessario un minuzioso lavoro di restauro. Anticamente erano però due le lastre che ornavano il frontone del tempio, una raffigurante i due cavalli alati e l’altra contenente una biga, che sfortunatamente è andata perduta. La tavola, databile tra la fine del V e gli inizi del IV secolo a.C., è ora conservata al Museo Nazionale di Tarquinia.
“Visibile sul mio canale YouTube Flipped Prof – conclude Marco Mellace –, per me è un’emozione incredibile aver riportato in vita virtualmente questo luogo importante nella storia del territorio. Tale riproduzione multimediale costituisce l’anteprima di presentazione della mia prossima ricostruzione 3D quella dell’antica Tarquinia etrusca.”