Coronavirus, come si muove il sistema sanitario del Regno Unito?

Il coronavirus si sta diffondendo giorno dopo giorno in modo crescente anche in Gran Bretagna, come i numeri confermano (qui il bollettino di stamani)

Ma cosa sta facendo il Regno Unito riguardo al coronavirus? Scelte, quelle governative, che non stanno mancando di sollevare polemiche e critiche. Prova a spiegarlo Nick Triggle, corrispondente sui temi legati alla salute di BBC News.

Il governo del Regno Unito sta tentando di ritardare la diffusione del coronavirus e ridurre il picco dell’epidemia applicando disposizioni che prevedono che le persone con sintomi simil-influenzali – vale a dire con febbre superiore a 37,8° C o una tosse persistente – debbano auto-isolarsi (cioè rimanere a casa, lontano dalle altre persone) per sette giorni.

Nelle prossime settimane, a tutti gli over 70 – categoria naturalmente a maggior rischio – verrà detto di rimanere a casa per un lungo periodo. Così come potrebbe essere presa in considerazione la chiusura delle scuole: sin qui è soltanto impedito alle classi di fare viaggi all’estero. Così come è chiesto a persone anziane o con problemi di salute preesistenti di evitare viaggi come le crociere.

Si spera che questi passaggi possano ridurre significativamente il numero di infezioni e ridurre le morti fino a un terzo, ma il governo potrebbe prendere ulteriori misure man mano che il numero di infezioni si sposta verso il picco: già detto della chiusura delle scuole, come in altre realtà europee si potrebbero disporre restrizioni all’uso del trasporto pubblico, divieto degli assembramenti e dispiego di truppe a supporto dei servizi di emergenza.

Gli stessi funzionari del Regno Unito, però, hanno dubbi su quanto queste misure possano essere efficaci: ad esempio, se la chiusura delle scuole potrebbe ridurre il picco, forzare i genitori a rimanere potrebbe contemporaneamente rappresentare un problema, col rischio di ridurre il numero di operatori sanitari disponibili, o spingere i nonni – uno dei gruppi a maggior rischio – a intervenire.

Triggle si chiede anche se l’NHS, il sistema sanitario nazionale, sia pronto per l’emergenza coronavirus e riferisce che ci sono 30 ospedali destinati a ricevere i pazienti, ma tutto l’NHS è in modalità emergenza. Gli ospedali hanno in programma di mantenere separati i pazienti con coronavirus e di fornire al personale maschere e tute protettive.

Tutti i pazienti ospedalieri, riferisce Triggle, con sintomi simil-influenzali sono in fase di test: se qualcuno risulta positivo, potrebbe essere trasferito in uno dei principali ospedali.

Ai pazienti con sintomi lievi viene chiesto di autoisolarsi a casa. Il personale sanitario li terrà d’occhio se necessario. Alle persone viene consigliato di non chiamare l’111 dell’NHS per segnalare i loro sintomi a meno che non siano seriamente preoccupati.

Attualmente non esiste alcun trattamento o cura per il virus, quindi gli ospedali stanno cercando di alleviare i sintomi. Il governo vuole mettere a disposizione più respiratori per questo sta trattando con i fornitori sia nel Regno Unito che all’estero.

In caso di trasmissione diffusa, gli ospedali potrebbero iniziare a cancellare i trattamenti di routine per dare la priorità ai pazienti con coronavirus. Si stima che un paziente su 20 possa ammalarsi gravemente, il che potrebbe sopraffare l’NHS. Si stima infatti la disponibilità di 4000 letti di terapia intensiva, che possono essere aumentati, ma non è chiaro di quanto. Per questo, i medici avvertono che potrebbe essere necessario prendere alcune decisioni difficili su quali pazienti seguire.

Infine Triggle prova a spiegare cosa spera di ottenere il Regno Unito, cioè,
oltre a esercitare meno pressione sul sistema sanitario, ritardare il picco in estate, cosa che potrebbe portare dei vantaggi: il tasso di trasmissione potrebbe essere più basso in estate perchè più persone saranno all’aperto e potrebbero esserci progressi nel trattamento della malattia. I farmaci sono infatti in fase di sperimentazione, mentre i ricercatori sono al lavoro per sviluppare un vaccino.